Ricordi il profumo
inebriante
eccitato
dei primi passi
dei primi baci
alla vita.
Prova a riassaporarlo
anche oggi
chiudendo gli occhi
agli specchi
impietosi
del tempo
(dove noia e paura
si alternano al tennis
dei nostri incubi diurni).
Prova a risettare
il silenzio
nel cuore
prima di far planare
il pensiero
su nuovi scenari di vita.
Prova a rischiare
un sorriso
un bel gesto
a non prendere
troppo sul serio
la nube di pioggia.
Prova a vedere
solo del sole
la luce
e rifletterne
negli altri
i suoi raggi.
Prova a salutare
con la mano
bambina
gli adulti
che incontri nel viaggio
possibili compagni di giochi
Prova e riprova
ad essere tu
ad agire da folle
nelle regole in gioco
a cercar la vittoria
senza odio ne astio!
Ho conosciuto palombari,
piloti di Cessna e di bob,
commercianti di monili, portaborse,
poeti d’avanguardia, guardiacaccia,
ali destre, catchers,
veterinari, collezionisti di farfalle,
autisti di ambulanze, falegnami,
studiosi di cimbro e di eschimese
ma per l’Azienda solo anonimi impiegati
al massimo, di primo livello.
Francesco Varanini
Scrivere poesie è un modo per intrattenere rapporti con se stessi. Un modo per immaginare, sognare, non dimenticare. Ed anche un modo per prendere appunti rapidi durante le riunioni di lavoro. Per fissare atmosfere e situazioni emotive. Ancora, e infine, scrivere poesie è un modo per dire quello che non può altrimenti essere detto.
La poesia nasce da un profondo bisogno personale. Nasce per restare forse per sempre inedita, e nota solo all’autore. Non per questo è inutile. Non per questo deve restare nascosta.
La scrittura poetica può essere applicata a qualsiasi oggetto, dal tema più privato e personale, legato ad emozioni e affetti, all’argomento ‘di lavoro’.
Quando lavoravo come Responsabile Organizzazione presso una grande industria, spesso scrivevo poesie. Per ricordare, e per comunicare alle persone coinvolte tutto quanto non poteva essere espresso in riunioni, documenti e procedure e ordini di servizio. Quei versi sono ora raccolti in T’adoriam budget divino. Critica della ragione aziendale, Sperling & Kupfer, 1994.
Fogli senz’anima
si agitano scomposti
sulla scrivania
in attesa
del processo
del verdetto
dell’archiviazione.
La disperazione
imprigionata
in poche righe
batte la pista
alla rassegnazione
del non letto
del non considerato
del non chiamato.
Date, numeri, nomi
esperienze dolci e amare
inseguono implacabili
e monotone
occhi distratti
indaffarati
insensibili.
Forse basterebbe riscrivere
il pregresso
con simpatia e a colori
non negando
per futuro un sogno
e a condimento
un pizzico d’amore!
Spesso la bramo
come un’oasi nel viaggio
ma spesso è Lei
a sorprendermi spietata
Mi cinge i fianchi
con le sue lunghe braccia
mi accarezza la fronte
con le sue fredde mani
Sempre accompagna
i miei passi in ruolo
tra le tempeste
d’ansia e di dubbio
Sorella, amante
non mi abbandona
nell’ardua scelta
dei miei sentieri
Sarà suo
il geloso schiaffo
se in qualche gregge
cercherò riparo
Sarà anche suo
l’ultimo mio bacio
tra le sofferte coltri
nell’ultimo mio letto.
"Nessuno può giungere alla vera profondità dell'altro; ogni incontro, per quanto possa sembrare bello, in fin dei conti non fa altro che narcotizzare l' insanabile ferita della solitudine " (Joseph Ratzinger)
Percorrerò le strade
Zoppicando
E rovistando
Giungerò a sera
Sera dopo sera
Arriverò all’estate
Nei cartoni la notte
Raggiungerò l’inferno
Quando l’autunno
Lascerà all’inverno
Il mio rabbrividito sogno
Di altra estate
Luogo di eroi
di gesta incuranti
del caldo
del freddo
delle varianti.
Vietato fermarsi
sedersi
distrarsi
vietato lagnarsi.
Luogo di eterna tenzone
tra l’uomo
e l’automazione
dove un dì tambureggiavano
cottimo e taylorizzazione
Oggi inesorabili incedono
la globalizzazione
la delocalizzazione
......
lo smantellamento!
Dov'è finito il calore dei gesti
il saluto per il saluto
e non per il conto
che deve tornare ?
Dove sono finite le strette di mano
calde, forti e sincere
e il piacere
delle belle atmosfere ?
Relazioniamo ormai
solo coi tasti delle tastiere
specchiandoci
in egocentrici monitor
senza parere!
Passi pigri
Pesanti sospiri
Cravatte col nodo scorsoio
Camicie fradice di pazienza
E…
I vestitini per evadere un poco!
Voi li vedrete sempre
nelle pallide albe invernali
nelle sere più calde
nelle notti più buie.
Voi li vedrete sempre
come raggi di faro
attraversare d’un fiato
l’ufficio e il reparto
per avvicinarsi
al problema
alla macchina
all’uomo.
Voi li vedrete sempre
indomiti
lottare coi draghi
coi mostri
coi muri.
Voi li sentirete sempre
vicini
alleati
complici
per il miglior futuro.