Dapprima ospiterò
Il tuo ansioso sguardo nel mio
e del tuo volo interrotto
Il pianto.
Soffierò poi via
dal tuo pastrano
l’invasiva nebbia
in cui autostima affoga.
Ti aiuterò a guardarti
a ripensarti
ed a specchiarti
nei frizzanti colori dell’aurora.
Ti suggerirò dove e come
gonfiar di vento
le rinnovate vele
del tuo viaggio.
Insieme infine agghinderemo la vetrina
col valore dei trascorsi
ed i colori ardenti
dei tuoi sogni.
Saranno poi certamente in molti
a corteggiare
i tuoi servigi
ed io con loro.
Verrà l’ultimo inverno
A cogliermi nel sonno
Mi sorprenderà debole
E indeciso
Tra i cartoni
La coperta bruciacchiata
Sopra il viso
Nasconderà a tutti
Il mio sorriso.
Con voce
serena
mi hai detto
che qualcosa
di nuovo
piccolo e brutto
era dentro di te.
Dentro di me
ha vacillato
il respiro
scompigliato
l’appiglio
e ridotta la voce
a un bisbiglio.
Sono diventato
piccolo piccolo
e tu mi sei parso
un gigante.
Questa prima parte gli era piaciuta, la parte che segue non è riuscito purtroppo a leggerla perché è mancato improvvisamente la domenica del 26/01/2014, tre giorni dopo che l'avevo pubblicata
Stefano
Siamo rimasti più soli
più chiusi, più freddi
senza quel tuo calmo sorriso
raggio di sole
alla pausa caffé del mattino
e nei pranzi strappati al lavoro.
Ormai piove da tanto
Un tarlo ci consuma
da dentro
Aspettiamo,
aspettiamo solo
il tuo rientro.
Era il 1961, insieme sorridevamo al mare, gli occhi fissi all’orizzonte lontano.
Chissà quale visione ci aveva rapito?
L’immagine nitida
di un lontano ricordo
una barca a remi
un nuovo mondo.
Quando era tutto
sorrisi e farfalle
nuvole gialle.
Quando i desideri
innocenti e leggeri
salpavano
su grandi velieri.
Ora invece la terra
si fa sempre più orrenda:
il tempo è malato
i fanciulli non giocano più
le ragazze non hanno
più occhi
che splendono a sera.
E anche gli amori
non si cantano più,
le speranze non hanno più voce,
i morti doppiamente morti
al freddo di queste liturgie:
ognuno torna alla sua casa
sempre più solo.
Tempo è di tornare poveri
per ritrovare il sapore del pane,
per reggere alla luce del sole
per varcare sereni la notte
e cantare la sete della cerva.
E la gente, l'umile gente
abbia ancora chi l'ascolta,
e trovino udienza le preghiere.
E non chiedere nulla.
Qui da noi c’é solo sabbia! Solo sabbia e tanta rabbia. C’é la guerra nelle strade c’é la fame e quel mare da lontano sembra un lago accattivante per un viaggio affascinante per un sogno entusiasmante...
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Istantanea da Lampedusa
In tanti troppi Sulla sabbia ancora calda Distesi Allineati Addormentati Dentro grandi sogni Che non si infrangeranno più Sulle scogliere Ma resteranno Dall’anima cullati
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Signor Giudice note utili per evitare processi :
penso tu abbia sbagliato
a reintegrare quello svogliato.
Chi(*) lavorava alacre con piglio ( *) solo i suoi seguaci!
ora crea scompiglio
e invece di lavorare
passa il suo tempo a scherzare.
Signor Giudice
credo proprio tu abbia sbagliato
a reintegrare quello sfrontato.
Tutti i suoi amici
fingono in coro
e supportati da quel sindacato (**)! (**) inconsapevolmente!
“siamo i più furbi
vi abbiamo fregato”
Signor Giudice
hai sicuramente sbagliato
a reintegrare quel disgraziato
il nostro Azionista
si è proprio inc...ato
e da questo paese
per sempre è scappato!
Signor Giudice
Signor Giudice
non ti ho perdonato
sono da tempo disoccupato!